01-07-11
BOLZANO. Grazie anche all’assenza delle destre tedesche, seppure invitate a far parte dell’apposita commissione speciale in consiglio, il bilinguismo esce dalla catacombe e il potenziamento viene finalmente sdoganato. Lo dice, nero su bianco, il documento finale dei commissari.
La commissione speciale del consiglio provinciale per l’approfondimento del tema dell’apprendimento della seconda lingua in provincia, presieduta da Martha Stocker, ha concluso i suoi lavori, approvando - si noti: all’unanimità e con soddisfazione di tutti - una relazione finale contenente quattordici punti emersi nel corso dei lavori, anche dalla recente audizione pubblica tenutasi nello scorso fine settimana e che ha coinvolto l’intero mondo della scuola e della cultura. Si tratta di indicazioni relative a motivazione, insegnanti di seconda lingua, certificazioni, attività extrascolastiche, uso del dialetto, numero di ore di insegnamento della seconda lingua, autonomia delle scuole, coinvolgimento delle famiglie, progetti di scambio, esame di bilinguismo, uso del cosiddetto metodo Clil, sfida dell’immigrazione, attività nella scuola dell’infanzia, esempi di altre realtà extraprovinciali.
La commissione conclude la relazione sostenendo che «i lavori si sono svolti molto speditamente e con risultati soddisfacenti; si è giunti a conclusioni che i componenti giudicano fruttuose».
Pare poco, ma invece è moltissimo. E chi non ha partecipato, ossia Südtiroler Freiheit e Freiheitlichen, si è dato la zappa sui piedi. Perché per la prima volta si è detto, anzi scritto nero su bianco, all’interno di un documento ufficiale del consiglio provinciale, ciò che il mondo della scuola ripete da anni, se non da decenni. E tant’è: adesso non si potrà più far finta di non sapere come stiano davvero le cose.
Qualche esempio può risultare efficace. Nella relazione si possono leggere dichiarazioni in passato inimmaginabili: «La motivazione dipende dall’ambiente circostante e aumenta attraverso il contatto con l’altro gruppo. Essa dipende anche da un atteggiamento positivo rispetto alla lingua e ai parlanti e si esprime attraverso l’interesse e la curiosità». Si ammette che «un problema degli insegnanti di seconda lingua è la formazione» e che «manca soprattutto una didattica specifica per l’insegnamento della seconda lingua». Pertanto, «è assolutamente necessario ampliare l’offerta formativa in questo senso». E ancora: «La certificazione del livello linguistico è stata considerata in linea di principio molto positiva anche intesa come una certificazione capillare su tutto il territorio secondo i criteri del quadro di riferimento europeo. Questa certificazione può da una parte essere motivante, e contemporaneamente ridurre la paura dell’esame di bilinguismo». E poi si dice nero su bianco un’altra banale ovvietà, finora ufficialmente taciuta e misconosciuta da tanti: «Nelle scuole italiane le delibere provinciali consentono l’insegnamento della seconda lingua con metodi che ne favoriscono il potenziamento». Gli scambi fra scuole italiane e tedesche «sono stati considerati da tutti uno strumento valido ai fini delle motivazioni e dell’apprendimento». E ancora: «Il Clil è uno strumento valido». E infine «bisogna chiedersi se la verifica delle conoscenze linguistiche possa avvenire secondo i criteri Ue con metodi di verifica oggettivi in sostituzione dell’esame di bilinguismo».
Davide Pasquali - Alto Adige
L’immersione non è più un tabù
Approvata all’unanimità la relazione finale della commissione per il bilinguismoBOLZANO. Grazie anche all’assenza delle destre tedesche, seppure invitate a far parte dell’apposita commissione speciale in consiglio, il bilinguismo esce dalla catacombe e il potenziamento viene finalmente sdoganato. Lo dice, nero su bianco, il documento finale dei commissari.
La commissione speciale del consiglio provinciale per l’approfondimento del tema dell’apprendimento della seconda lingua in provincia, presieduta da Martha Stocker, ha concluso i suoi lavori, approvando - si noti: all’unanimità e con soddisfazione di tutti - una relazione finale contenente quattordici punti emersi nel corso dei lavori, anche dalla recente audizione pubblica tenutasi nello scorso fine settimana e che ha coinvolto l’intero mondo della scuola e della cultura. Si tratta di indicazioni relative a motivazione, insegnanti di seconda lingua, certificazioni, attività extrascolastiche, uso del dialetto, numero di ore di insegnamento della seconda lingua, autonomia delle scuole, coinvolgimento delle famiglie, progetti di scambio, esame di bilinguismo, uso del cosiddetto metodo Clil, sfida dell’immigrazione, attività nella scuola dell’infanzia, esempi di altre realtà extraprovinciali.
La commissione conclude la relazione sostenendo che «i lavori si sono svolti molto speditamente e con risultati soddisfacenti; si è giunti a conclusioni che i componenti giudicano fruttuose».
Pare poco, ma invece è moltissimo. E chi non ha partecipato, ossia Südtiroler Freiheit e Freiheitlichen, si è dato la zappa sui piedi. Perché per la prima volta si è detto, anzi scritto nero su bianco, all’interno di un documento ufficiale del consiglio provinciale, ciò che il mondo della scuola ripete da anni, se non da decenni. E tant’è: adesso non si potrà più far finta di non sapere come stiano davvero le cose.
Qualche esempio può risultare efficace. Nella relazione si possono leggere dichiarazioni in passato inimmaginabili: «La motivazione dipende dall’ambiente circostante e aumenta attraverso il contatto con l’altro gruppo. Essa dipende anche da un atteggiamento positivo rispetto alla lingua e ai parlanti e si esprime attraverso l’interesse e la curiosità». Si ammette che «un problema degli insegnanti di seconda lingua è la formazione» e che «manca soprattutto una didattica specifica per l’insegnamento della seconda lingua». Pertanto, «è assolutamente necessario ampliare l’offerta formativa in questo senso». E ancora: «La certificazione del livello linguistico è stata considerata in linea di principio molto positiva anche intesa come una certificazione capillare su tutto il territorio secondo i criteri del quadro di riferimento europeo. Questa certificazione può da una parte essere motivante, e contemporaneamente ridurre la paura dell’esame di bilinguismo». E poi si dice nero su bianco un’altra banale ovvietà, finora ufficialmente taciuta e misconosciuta da tanti: «Nelle scuole italiane le delibere provinciali consentono l’insegnamento della seconda lingua con metodi che ne favoriscono il potenziamento». Gli scambi fra scuole italiane e tedesche «sono stati considerati da tutti uno strumento valido ai fini delle motivazioni e dell’apprendimento». E ancora: «Il Clil è uno strumento valido». E infine «bisogna chiedersi se la verifica delle conoscenze linguistiche possa avvenire secondo i criteri Ue con metodi di verifica oggettivi in sostituzione dell’esame di bilinguismo».
Davide Pasquali - Alto Adige