17-01-12
Alla seduta del Consiglio Scolastico Provinciale del 16 gennaio 2012 la proposta di modifica del calendario scolastico avanzata dall’assessora Kasslatter Mur è stata clamorosamente bocciata: 23 i voti contrari, 6 astensioni e appena 9 voti favorevoli.
Sarebbe un errore grave se la Giunta Provinciale decidesse comunque di approvare, nonostante l’opposizione di tutte le parti coinvolte, il progetto della Kasslatter Mur.
Nel condividere pienamente il giudizio negativo espresso dal Consiglio Scolastico ribadiamo sinteticamente alcune considerazioni sulla proposta bocciata.
1) imporre un UNICO modello di articolazione dell’orario su 5 giorni settimanali;
2) aumentare le settimane di lezione per tutte le scuole: infanzia, primaria, medie, superiori.
Entrambe le scelte sono sbagliate.
La prima è anche illegittima. L’articolo 21, comma 8 della legge delega 15 marzo 1997, n. 59 afferma che l'autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche si esplica liberamente, fermi restando i giorni di attività didattica annuale previsti a livello nazionale e la distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali. Il riferimento alla distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali evidenzia che il legislatore vuole che l’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche possa esplicarsi liberamente anche nella scelta tra la distribuzione dell’attività didattica in cinque o sei giorni.
I principi dell’autonomia scolastica indicati nella legge delega del 1997 sono fatti salvi dal Titolo V della Costituzione e devono essere rispettati anche dalla normativa provinciale.
L’imposizione di un modello uniforme dalla scuola dell’infanzia ai licei supera ampiamente il mandato del Consiglio provinciale e non è sorretta da alcuna motivazione logica. L’obiettivo di una maggiore uniformità nel calendario scolastico può essere raggiunto operando sulle interruzioni dell’attività didattica, prevedendo forme di confronto e coordinamento a livello territoriale. La diversificazione delle offerte nei servizi scolastici è comunque, in molti casi, un valore aggiunto per le famiglie.
L’allungamento delle lezioni di due settimane non è seriamente praticabile. L’anticipo a settembre rischia di compromettere il regolare avvio delle lezioni, il posticipo a giugno si scontra con i vincoli posti dagli esami e dagli scrutini. Tutti sanno che nella settimana di posticipo a giugno le lezioni non potranno svolgersi regolarmente. L’obiettivo è diminuire comunque l’orario medio settimanale. Si utilizza un trucco contabile, non potendo intervenire direttamente sugli orari delle scuole secondarie, già sottodimensionati rispetto a quelli statali, nonostante il peso aggiuntivo della seconda lingua. Se l’obiettivo è rendere la scuola meno stressante, il risultato rischia di essere esattamente l’opposto, per gli alunni e gli insegnanti. Manca una discussione vera sul “tempo scuola”. La tradizionale nozione di servizio scolastico centrata sulla coincidenza tra orario della scuola e orario delle lezioni, superata negli altri paesi europei, non viene affrontata, anzi, viene rafforzata dagli obiettivi di risparmio-contenimento delle spese indicati tra le motivazioni dell’intervento sul calendario.
-> leggi i commenti della FLC sulla bozza di delibera presentata dall’assessora
CALENDARIO SCOLASTICO
Parere negativo del consiglio scolasticoAlla seduta del Consiglio Scolastico Provinciale del 16 gennaio 2012 la proposta di modifica del calendario scolastico avanzata dall’assessora Kasslatter Mur è stata clamorosamente bocciata: 23 i voti contrari, 6 astensioni e appena 9 voti favorevoli.
Sarebbe un errore grave se la Giunta Provinciale decidesse comunque di approvare, nonostante l’opposizione di tutte le parti coinvolte, il progetto della Kasslatter Mur.
Nel condividere pienamente il giudizio negativo espresso dal Consiglio Scolastico ribadiamo sinteticamente alcune considerazioni sulla proposta bocciata.
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La bozza di delibera presentata dall’assessora in Consiglio scolastico provinciale si caratterizza per due scelte fondamentali:1) imporre un UNICO modello di articolazione dell’orario su 5 giorni settimanali;
2) aumentare le settimane di lezione per tutte le scuole: infanzia, primaria, medie, superiori.
Entrambe le scelte sono sbagliate.
La prima è anche illegittima. L’articolo 21, comma 8 della legge delega 15 marzo 1997, n. 59 afferma che l'autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche si esplica liberamente, fermi restando i giorni di attività didattica annuale previsti a livello nazionale e la distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali. Il riferimento alla distribuzione dell'attività didattica in non meno di cinque giorni settimanali evidenzia che il legislatore vuole che l’autonomia organizzativa delle istituzioni scolastiche possa esplicarsi liberamente anche nella scelta tra la distribuzione dell’attività didattica in cinque o sei giorni.
I principi dell’autonomia scolastica indicati nella legge delega del 1997 sono fatti salvi dal Titolo V della Costituzione e devono essere rispettati anche dalla normativa provinciale.
L’imposizione di un modello uniforme dalla scuola dell’infanzia ai licei supera ampiamente il mandato del Consiglio provinciale e non è sorretta da alcuna motivazione logica. L’obiettivo di una maggiore uniformità nel calendario scolastico può essere raggiunto operando sulle interruzioni dell’attività didattica, prevedendo forme di confronto e coordinamento a livello territoriale. La diversificazione delle offerte nei servizi scolastici è comunque, in molti casi, un valore aggiunto per le famiglie.
L’allungamento delle lezioni di due settimane non è seriamente praticabile. L’anticipo a settembre rischia di compromettere il regolare avvio delle lezioni, il posticipo a giugno si scontra con i vincoli posti dagli esami e dagli scrutini. Tutti sanno che nella settimana di posticipo a giugno le lezioni non potranno svolgersi regolarmente. L’obiettivo è diminuire comunque l’orario medio settimanale. Si utilizza un trucco contabile, non potendo intervenire direttamente sugli orari delle scuole secondarie, già sottodimensionati rispetto a quelli statali, nonostante il peso aggiuntivo della seconda lingua. Se l’obiettivo è rendere la scuola meno stressante, il risultato rischia di essere esattamente l’opposto, per gli alunni e gli insegnanti. Manca una discussione vera sul “tempo scuola”. La tradizionale nozione di servizio scolastico centrata sulla coincidenza tra orario della scuola e orario delle lezioni, superata negli altri paesi europei, non viene affrontata, anzi, viene rafforzata dagli obiettivi di risparmio-contenimento delle spese indicati tra le motivazioni dell’intervento sul calendario.
-> leggi i commenti della FLC sulla bozza di delibera presentata dall’assessora